Rivoluzione Gentile

In una società sempre più concentrata sull’io, sul risultato finale piuttosto che sul viaggio, dove è di moda far la voce grossa e vivere di competizione, è possibile immaginare un modo di vivere parallelo? Una società alternativa, una società gentile?

Per prima cosa bisogna specificare cosa si intende per gentilezza.

Essere gentili, non significa dire sempre sì o accettare tutto quello che ci succede o essere la persona di cui ci si può approfittare, per gentilezza si intende, come cita il libro Creare Relazioni Autentiche di Canuti e Palma, ‘’il trattare bene e irrinunciabilmente il trattarsi bene’’. La parola forse più corretta è avere cura, perché è avere attenzione senza secondi fini o convenienze, è fare un dono leggero che lascia all’altro libertà di pensiero o di azione, l’aver cura delle relazioni che abbiamo, di qualsiasi tipo esse siano, avere cura di come si fanno le cose e cura di chi le fa. Se ponessimo più attenzione a come parliamo, ascoltiamo, pensiamo e agiamo, in che modo questo potrebbe influire sulle persone che abbiamo vicino? Queste sono alcune delle domande che inevitabilmente iniziamo a farci quando pensiamo al vivere in modo gentile. Quando fai particolare attenzione alle parole che utilizzi, e tieni conto dell’effetto che queste possono avere sull’interlocutore, quando dai la giusta lettura alle azioni di chi ti sta intorno perché comprendi che puoi essere un dettaglio nella vita di questi senza però sentirti meno importante, quando un datore di lavoro riconosce ed apprezza le azioni di un dipendente o non lo mortifica per delle divergenze  perché lo identifica in quanto è e non per ciò che fa. Quando le unicità di ognuno vengono riconosciute e apprezzate invece che escluse o isolate, si crea il cosiddetto effetto farfalla perché la persona apprezzata, inclusa e accettata è a sua volta appagata e in grado di replicare lo stesso comportamento. Utopia? No, perché tutto questo è realizzabile partendo proprio dalle cose semplici della vita quotidiana, come lo scegliere un linguaggio diverso, un linguaggio attento alla comprensione che dovrebbe essere utilizzato soprattutto quando si deve considerare un punto di vista diverso, quando dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort. Leo Buscaglia scrive ‘’ troppo spesso si sottovaluta la potenza di un tocco, un sorriso, una parola gentile, un orecchio in ascolto, un complimento sincero, o il più piccolo atto di cura, che hanno il potenziale per trasformare una vita’’, e sono proprio queste, le ‘’buone abitudini’’, su cui oggi, in questo particolare periodo storico, così difficile, dove il sentirsi parte di qualcosa è diventato un miraggio, dove il contatto non è più contemplato, dobbiamo concentrarci,per cercare citando Martha Nussbaum, ‘’di costruire un ponte tra l’ ‘’io’’ e il ‘’noi’’, ‘’tra il dentro che si sente e il fuori che si vede e si fa vedere’’, perché c’è un effettivo bisogno di approfondire questo concetto, a cui ci si può educare. Si può imparare la gentilezza, è una forma di intelligenza che possiamo allenare, così come si allena la memoria o un muscolo e lo può fare chiunque perché, sfatiamo un mito, la gentilezza non è debolezza, non è un sentimento di genere o comprensibile solo ai più piccoli dove ovviamente il terreno è più fertile. E’ con questi obiettivi che nascono associazioni come Donne Insieme dalla tua parte, associazione no profit che cerca di riportare l’attenzione, condividere e sensibilizzare le persone su tematiche sociali e problematiche sociali che si affrontano sempre e soprattutto in questo momento così delicato. Perché la Rivoluzione Gentile è possibile.

Giulia Sburzacchi