Quando pensi di averla scampata ma non l’hai scampata per niente: Covid-positivo e “l’inferno” del Goretti.
Il risultato mi arriva mentre ero a Roma in procinto di partire per un lavoro di 20gg …Positivo!
Non c’è appello dopo aver fatto il molecolare e mestamente ritorno a casa cercando di trovare le parole giuste da dire a mia figlia Benedetta …che colpevolmente penso di aver contagiato.
Ormai il dramma è fatto non mi resta che isolarmi in camera ed aspettando gli eventi che purtroppo non tardano ad arrivare.
Il saturimetro mi allarma ma allarma di più mia figlia che invece di pensare a star bene si preoccupa troppo per me è chiama l’ambulanza per un ricovero immediato presso il Reparto COVID del Santa Maria Goretti di Latina.
Arrivo e mi cambia il mondo, tutto quello che avevo visto in tv lo stavo vivendo, infermieri vestiti da marziani e percorso COVID come una via del non ritorno.
Dopo un corridoio ed un’altro arrivo, portato in carrozzina in un’astanteria e poi in un piccolo padiglione dove siamo in 20 circa, vengo parcheggiato appena dopo l’ingresso aspettando il mio turno.
Il colpo d’occhio è inquietante, l’età e’ tra i 40/90 anni ed ognuno di noi sta combattendo una guerra solitaria, chi ha l’ossigeno e a chi non basta ed ha un casco che gli copre la testa aiutandoli a respirare
rendendo il tutto surreale.
Poi c’è Giuseppina una nonnina di 90 anni che sta nel suo mondo fatato e ci intrattiene con una nenia incomprensibile di parole e suoni ininterrotti che mi viene da pensare come fermarla ma ahimè vanificato già da infermieri che nulla hanno potuto. In continuazione arrivano barelle ed ormai si è raggiunto il limite, sicuramente l’emergenza ha colto tutti di sorpresa e seppure il personale si adoperi al meglio ma onestamente non potrebbero fare di più. Quasi 50 persone ed un solo WC, si 1 solo bagno, parcheggiati tra barelle, letti e sedie in questa sorte di limbo in attesa che un operatore ci presti le attenzioni per capire cosa ci aspetta.
Intanto la sig.ra Giuseppina non smette e riesco a capire alcune parole che sono da ricondurre ai suoi trascorsi adolescenziali …parole e suoni ininterrotti
Passa il tempo e si perde la percezione con il mondo esterno un mondo che fino al giorno prima mi apparteneva adesso invece guardo la mia nuova realtà e capisco sempre di più il percorso che mi attende: punture,tac, prelievi ed ossigeno.
La cena anche se desiderata non ci alletta sarà per il posto oppure solo perché la fame è l’ultimo dei nostri pensieri ma non la mangio.
“Damiano aiutami non respiro” …è ormai mezzanotte quando un urlo mi sveglia, è una signora 80 anni circa ricoverata insieme al marito e siccome le sue condizioni destano preoccupazioni, il Dott gli ha consigliato il casco di ossigeno una sorta di preservativo che aiuta ad ossigenare il sangue. “Così muoio” urla ed il marito compassionevole tenta di convincerla e neanche le urla del Dott possono nulla “Se non metti il casco puoi morire”
Nulla alla fine ha vinto lei, la vedo adesso soddisfatta ed apparentemente serena anche se colpevole per il gran rifiuto.
Giuseppina dorme e nessuno sente la mancanza della sua nenia che appena si fa giorno rinizia come se non ci fosse un domani…a lei il COVID gli rimbalza!!!