La violenza delle parole

——– Risuonano ancora gli schiamazzi e gli applausi dei senatori italiani per aver affossato il DDL ZAN. Uno spettacolo nauseante, uno dei momenti piu’ bassi della politica del nostro paese. La nostra classe politica ha dimostrato ai cittadini di non curarsi di coloro che sono discriminati ed insultati perche’ amano, per la propria identità sessuale, per motivi religiosi, e per il colore della pelle. Ha la cattiva abitudine di nascondersi dietro la libertà di pensiero e parola, solo per poter continuare a violare la dignita’ di chi e’ diverso da loro.

Per capire la necessità di approvare il DDL ZAN, basta fare un giro sui social e leggere la marea di offese che vanno oltre la semplice opinione personale e che tendono a ferire un altro essere umano. Quello che preoccupa di più è che, un certo tipo di linguaggio volgare e incivile, non è usato solamente da persone che sfogano rabbia e frustrazione contro il malcapitato di turno, ma anche da giornalisti, presentatori e ospiti che hanno a disposizione potenti mezzi di comunicazione come TV e radio.

Troppi gli “scivoloni” in TV e Radio. Ultimo, il ricchion*, e tante altre cattiverie, a Tommaso Zorzi di uno speaker di Radio Globo. Un pugno allo stomaco che fa male a tutti e deve far riflettere. Ma deve soprattutto servire a puntare il riflettore sul fatto che chi non dà peso alle parole, diffonde odio, istiga alla violenza e non ha la capacità comunicativa di esprimersi educatamente nel rispetto degli altri, non dovrebbe avere accesso a microfono e pubblico. 

Quando si parla di diversita’ e inclusione; si tira sempre fuori la paura di un possibile trauma per i bambini nel vedere due persone dello stesso sesso scambiarsi affettuosita’. Quello che segna o puo’ traumatizzare un bambino non sono le manifestazioni di affetto e amore; ma dell’odio verso il prossimo in tutte le sue forme.

E’ sconfortante pensare che il saper comunicare senza essere triviali e crudeli e’ diventata un’arte rara. Bisognerebbe “guardare” ed “ascoltare” solo persone meritevoli, che hanno una capacità di linguaggio “diversa” dalle chiacchiere da bar, che danno peso alle parole, e che riescono ad esprimersi nel rispetto dei temi trattati e del pubblico.