LA LEZIONE CINESE

Nel lontano Ottobre del 2019, il “medico eroe” Li Wenliang, insospettito dalla morte di alcuni pazienti per una polmonite anomala, lancia l’allarme di un nuovo virus simile alla Sars. Il governo cinese prima lo silenzia, ma poi con l’incremento dei morti, è costretto a condividere la gravità della situazione con il resto del mondo. 

Il 23 gennaio 2020 Wuhan, epicentro del COVID-19, entra in lockdown, seguita da altre province cinesi: obbligo di restare a casa, portare la mascherina, usare igienizzante, cancellare i festeggiamenti previsti per il Capodanno cinese. 

Il resto del mondo rimaneva a guardare, convinto che fosse un affair solamente cinese. 

Una tempesta perfetta: il ritardo del governo cinese nel denunciare il pericolo ed il Capodanno cinese, ricorrenza in cui si muovono tra i 500 ed i 600 milioni di persone, hanno aumentato in modo esponenziale il rischio di trasmissibilità della malattia non solo in Cina ma in tutto il mondo. Tutto il resto è storia che purtroppo stiamo ancora vivendo sulla nostra pelle. 

La Cina ha attivato un lockdown blindatissimo. L’uso dei militari ha permesso il controllo del rispetto di tutte le procedure imposte. L’obbligo di portare la mascherina rinforzato dalla sorveglianza dei droni, la realizzazione in tempi record di ospedali prefabbricati e punti di controllo sanitario, hanno permesso di contenere i contagi, monitorare l’andamento dell’epidemia ed evitare il sovraffollamento degli ospedali destinati ai casi più gravi.

Raggiunto il traguardo di zero casi, Il paese ha iniziato a riaprire lentamente, ed oggi ha un volto diverso: attività commerciali aperte, aziende in piena attività, boom di turismo interno, fatturati importanti per beni di lusso.

Da tempo si è tornati alla vita normale, senza però mai abbassare la guardia.

La strategia testare-tracciare-trattare è il modello vincente che permette di contenere nuovi focolai. È obbligatorio usare l’APP di tracciamento, solamente con il codice personale creato dal sistema si possono prendere mezzi pubblici ed entrare in ufficio o in fabbrica. In presenza di un nuovo caso di contagio, il tracciamento dei contatti, tramite app e telecamere con riconoscimento facciale, permette di isolarli e trattarli tempestivamente. 

Il paese, dopo una lunga chiusura, ha riaperto le frontiere imponendo 14 giorni di quarantena obbligatoria in strutture dedicate per chiunque provenga dall’estero, evitando così il rischio dei casi importati. 

La Cina è guarita grazie al pugno fermo di uno stato autoritario e la forte centralizzazione della gestione della pandemia. Ma il senso di collettività della popolazione è stato la vera forza del paese: il singolo ha messo da parte ogni interesse individualista per la comunità. La capacità di reazione e di sacrificio dell’intera popolazione è stata l’arma vincente contro il virus.