Ho contato ogni singolo scalino !

Sono seduta sulla mia poltrona a due metri da te che tremando provi a raccontarmi quello che è successo. Mi racconti del corteggiamento serrato, delle prime serate perfette e poi delle prime offese, della prima aggressione, della seconda, della terza…di come sei riuscita ad allontanarti e dello stalking subito dopo. Io penso ‘’ vorrei che la vedessero, che vedessero le mani che tremano mentre simulano la violenza, lo stomaco che si contrae e quegli occhi ancora pieni di lacrime e paura, vorrei che vedessero in che stato è una donna che subisce violenza, così magari capirebbero che non c’è un dovevi lasciarlo prima perchè il prima in questi casi non esiste, se fosse così facile non esisterebbero femminicidi’’. Sono qui che ti guardo e mi dico che è troppo semplice risolverla con un te l’avevo detto. Poi penso che non c’è una sola categoria di donna che può subire violenza, infatti tra le vittime possiamo trovare la casalinga, la donna in carriera, la donna forte, quella fragile, ma c’è una specifica tipologia di uomo che quando lo incontri, il tipo di donna che sei determina solo il se e il quando riuscirai a liberartene. Il narcisista patologico antisociale o se preferite il manipolatore perverso. Ha un modus operandi seriale, con ogni donna di qualsiasi tipologia inizia un corteggiamento serrato, quando si sente di averla conquistata passa alla manipolazione con offese e umiliazioni anche pubbliche, allontanandola progressivamente dalla famiglia e dalle amicizie, disorientandola e facendo sviluppare in lei una dipendenza affettiva. Quando sfocia in violenza fisica vera e propria, la alterna a momenti di vittimismo scaricando la colpa dei suoi gesti sul passato difficile o sulla partner completando il tutto con ricatti emotivi spesso legati alla sfera personale di lei. Quando infine la donna prova ad allontanarsi lui sviluppa manie persecutorie come lo stalking. La cosa piu importante è che sono incapaci di provare qualsiasi tipo di sentimento per qualcuno, la mancanza di empatia è la caratteristica principale e ogni rapporto che iniziano serve solo ad aumentare la loro autostima. Tu sei un mezzo! Ritorno con lo sguardo su di te che continui a descrivere ogni momento in maniera dettagliata ma tremi e sei disorientata perchè ancora ti chiedi come iniziavano le violenze, ma soprattutto perchè e poi mi spieghi che effettivamente il perchè non c’era mai…non c’è un perchè abbastanza forte per una cosa del genere! Mi racconti che dopo ogni violenza rimanevi stordita, come quando fai un incidente, non realizzi subito l’accaduto, mi racconti che cercavi di arrivare alla porta ma che non ci riuscivi, e io percepisco il terrore di quei momenti, perchè tu il terrore ce l’hai ancora dentro e si sente. Poi ti ricomponi e fiera mi dici che l’ultima volta sei riuscita a scappare, che l’hai denunciato e che percorrerai questa strada fino alla fine perchè nessuna dopo di te dovrà subire lo stesso incubo. La dipendenza affettiva che si sviluppa in questi rapporti è bilaterale, al narcisista serve perchè deve essere sempre al centro dell’attenzione e lei è il mezzo con cui può nutrire questo bisogno. Lei rimane in un limbo, in attesa, sospesa, non può lasciarlo perchè lui promette che non lo farà più e come lei molla la presa lui ricomincia con l’iter da capo, ma è solo un circolo vizioso che termina sempre e comunque con una violenza. Mi racconti che la tua vita l’hai dovuta riorganizzare, cambiare orari, cambiare abitudini, perchè lui è sempre li, non si avvicina, ma è li. Ogni giorno ti alzi e con un messaggio, un biglietto, un gesto ti dimostra che non ha ancora mollato, come la tortura della goccia cinese che lenta cade ma è più logorante della violenza stessa. Ci salutiamo, vorrei abbracciarti ma non posso e quando te ne vai mi rimangono tante domande, ma non su cosa avresti potuto o dovuto fare tu, tu sei viva e questo è solo grazie a te. Le domande che mi rimbombano in testa sono sulle ultime cose che hai detto. Che ti sei sentita sola. Con quei ‘’te l’avevo detto’’ ti sei sentita abbandonata e anche in colpa come se fosse successo tutto a causa tua, quando invece non capiscono che in queste situazioni la vittima non ha subito la lucidità per reagire perchè appunto il gioco sta nella manipolazione. Ti rende schiava, dipendente e allora mi domando, in quanti avranno sentito le tue urla? Quante volte in quell’appartamento avranno sentito le donne prima di te urlare? Quante volte avranno alzato il volume della tv per non sentire? È questa la cosa che mi lascia con un sapore amaro in bocca, l’omertà. Il fatto che l’unica che è riuscita a fare qualcosa sei stata tu, la stessa che ha subito violenza e chi poteva veramente aiutare si è limitato al te l’avevo detto o ha chiuso con una mandata in più la porta. Non possiamo sempre scaricare la responsabilità sugl’altri, non ci si può più girare dall’altra parte. Alda Merini scrive ‘’ Sorridi donna, sorridi alla vita anche se lei non ti sorride. Sorridi agli amori finiti, sorridi ai tuoi dolori, sorridi comunque. Il tuo sorriso sarà: luce per il tuo cammino, faro per naviganti sperduti. Il tuo sorriso sarà: un bacio di mamma, un battito d’ali, un raggio di sole per tutti’’. È dedicata a te che non sei una vittima ma una sopravvissuta e a tutte quelle donne che anche solo una volta hanno conosciuto il terrore di aprire la porta di casa.