Fabrizio Corona e l’ennesimo gesto contro la giustizia!

E’ la prima volta, in 10 lunghi anni di lotta contro la giustizia, che l’Italia (tutta o gran parte) si stringe attorno a Fabrizio Corona e alla sua famiglia: “Fabrizio ha pagato abbastanza”, urlano a gran voce amici, conoscenti, personaggi pubblici e gente comune. Ma Fabrizio, nonostante la solidarietà dimostrata da molti, continua a compiere gesti folli e forti. Fabrizio continua combattere la sua battaglia come solo lui sa fare, prendendo a morsi la vita e, come è successo oggi, anche se stesso.

Tra le mura che lo imprigionano, sostenuto solo da qualche tazza di thè e qualche sorso d’acqua, Fabrizio, con l’ira di un cannibale, si ferisce prendendosi a morsi la pelle: «Mi sono morso come un cannibale, c’era sangue ovunque» racconta Fabrizio in una toccante lettera al conduttore e giornalista Massimo Giletti.

Sì, perché il giorno prima, l’ex Agente dei Fotografi, compie un altro gesto estremo che gli causa uno squarcio sul braccio ma stavolta, Fabrizio decide di raccontarlo:

«Dite a Massimo che sto male, sto molto male, e voglio che Massimo sappia che cosa mi è successo ieri. Ho chiesto di poter andare in bagno a fumare. Mi hanno dato un accendino, sono controllato a vista praticamente da tre uomini della polizia penitenziaria. Io mi siedo sul water e mi metto a fumare, a torso nudo, coi pantaloni tirati su: vedo sul mio braccio destro la ferita del giorno prima, due punti di sutura, che mi sono fatto pugnalandomi con una penna Bic»

Fabrizio Corona – Lettera a Giletti

Fabrizio Corona

Massimo Giletti decide di leggere la lettera di Fabrizio durante il programma “Non è L’Arena”, senza omissioni e con la doverosa dose di tatto che queste situazioni impongono. Persino la parte in cui Fabrizio racconta l’episodio di autolesionismo, avvenuto nel reparto di psichiatria del Niguarda di Milano, viene resa nota al pubblico: «La guardo, fumo, la riguardo, a quel punto scatta qualcosa nel mio cervello, trovo dei leggenti – “che non so cosa siano”, dice il conduttore de La 7 – provo a scavare nella ferita ma sono leggeri e si rompono. Sono da solo in un cesso schifoso, circondato da urla di povera gente disgraziata. Mi avvicino con la bocca alla ferita, a poco a poco spingendo sempre più di più riesco ad afferrare i punti del giorno prima con la bocca e con i denti. Li tiro, si rompono».

Qui i toni assumono un velo di agonia e diventano forti a tal punto, che si riesce quasi a viverli:

«Schizza il sangue, sangue ovunque, sulla faccia, sulla bocca, sulle braccia, sugli occhi, sul petto. Sento uno strano sapore, mi piace, è amaro, e continuo, sono convinto che dentro la ferita ci siano i pezzi dell’ambulanza rotta. È notte e come un cannibale mordo tutto, pelle, file di punti, carne, tatuaggi, pezzettini di vetro. Sono incontenibile e non ho più freni».

Fabrizio Corona – Lettera a Giletti

Poi, la lettera si conclude con la descrizione del momento in cui cinque infermieri lo hanno soccorso, mentre Corona era privo di sensi e incapace di reagire. Le immagini le ricordiamo tutti, così come ricordiamo le lacrime e lo strazio di mamma Giovanna