Bullismo ed educazione di base
Non so voi ma il ricordo che ho io di quando andavo alle elementari è tutt’altro che positivo...
Ricordo che nonostante fossi integrata nella classe, quando era il momento della ricreazione quelle che credevo fossero mie amiche mi lasciavano da sola e se ne andavano da un altra parte, facevano la stessa cosa quando dovevamo fare dei lavori in gruppo, si parlavano nell’orecchio e si allontanavano, oppure mi invitavano a casa e quando arrivavo non mi aprivano la porta.
Più loro mi isolavano, più io cercavo la loro attenzione, fino a quando non ci siamo uniti ad un altra scuola e li ho trovato quella che tuttora è una mia amica. A quel tempo questo tipo di comportamento non veniva ne classificato ne preso molto in considerazione, ora la cosa è ben diversa, è un fenomeno che ha preso piede in maniera così preoccupante e con epiloghi a volte anche tragici che si è guadagnato un nome.
Bullismo. È l’insieme dei comportamenti lesivi sia fisici che psicologici che vengono riservati alla vittima di turno, spesso attuati a scuola ma li troviamo con diversi nomi anche nel mondo del lavoro per esempio. Per comportamenti lesivi intendiamo offese, derisione per l’aspetto fisico o caratteriale, diffamazione, esclusione e aggressioni fisiche. I ruoli sono ben definiti, abbiamo il bullo o i bulli, che sono coloro che attuano i suddetti comportamenti, il bullizzato che è colui che subisce e la platea che non è altro che il resto del gruppo che assiste alle violenze. La caratteristica che ci permette di identificare un determinato atteggiamento come bullismo è l’intenzionalità di recare danno ovvero, il bullo è consapevole e ha tutta l’intenzione di recarlo.
A differenza di quello che si pensava prima, quest’ultimo non è un soggetto insicuro, bensì il contrario, è molto sicuro di se e rafforza questa sicurezza esercitando con questi atteggiamenti tutto il suo potere, mentre il bullizzato è completamente l’opposto. Quanto può essere dannoso questo comportamento? Se è vero che qualche difficoltà può aiutare a crescere, questo può non succedere quando la vittima è un bambino molto insicuro e molto emotivo che ha già di suo difficoltà a capire come gestire determinate emozioni o a trovare stima in se stesso.
Che incidenza hanno nella formazione del bullo l’ambiente familiare e quello scolastico? Possiamo dire che il comportamento da bullo che viene attuato a scuola sia una conseguenza di quello che viene appreso nella famiglia. Tendenzialmente infatti, chi diventa bullo o ha avuto un’educazione estremamente rigida, affettivamente carente e a prevalenza punitiva o l’esatto opposto, un’educazione troppo permissiva dove non vengono imposte regole, in entrambi i casi, è la famiglia il terreno dove il seme del bullismo ha messo radici, la scuola invece è il luogo dove si può iniziare ad intervenire ma è comunque importante che la famiglia collabori.
Troppo spesso infatti si delega la responsabilità della crescita dei figli alla scuola quando invece la famiglia è il punto centrale nella loro educazione. É tutta una questione di priorità. Fin quando la priorità di un genitore è crescere un figlio che arriva sempre primo, non importa quanti compagni butta giù nel cammino o che ha tutti dieci ma poi non ha strumenti per aiutare un compagno in difficoltà, fin quando confonderemo l’individualità con l’egoismo invece di insegnare che si può essere un individuo nel gruppo, fin quando l’apparire sarà più importante dell’essere e lo spirito per crescere è uno spirito di competizione e non di condivisione non ci sarà scuola che potrà aiutare. Un altro aspetto vitale per affrontare nel migliore dei modi queste situazioni è l’intervento di uno psicologo.
È importante per individuare i disagi prima che diventino veri e propri disturbi, ed è importante che anche il bullo venga aiutato in questo senso perchè comunque alla base di questi suoi atteggiamenti violenti c’è una difficoltà nel comunicare. ‘’Per un genitore è importante capire che suo figlio più ancora che un ingegnere o un medico, deve saper diventare un uomo’’ Piero Angela.